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HAYDEN PEDIGO on Tour

HAYDEN PEDIGO on Tour
Come avrebbe potuto suonare Fahey in una band emo del Midwest? Pedigo parte da "Nearer, Nearer" mentre gli spettri di Bert Jansch e John Renbourn fluttuano da qualche parte sopra "Signal of Hope" - "la cosa dal suono più britannico che abbia mai scritto"; un'eco in una chiesa vuota. Pedigo volteggia attraverso il ciclo delle canzoni, avvolgendosi e svolgendosi come il meccanismo di un orologio a orologeria in "When It's Clear"; sconclusionato, un minuscolo puntino nel paesaggio, in “Altrove”. "Then It's Gone" è duro come un albero senza foglie, la chitarra racconta una storia cupa con la sua voce più vera - e in nessun altro posto come nella title track il modo di suonare di Pedigo è più toccante: rimorso e ottimismo bilanciati su un arrangiamento intimo e intricato, attentamente bilanciato. come gocce di pioggia sulle corde della chitarra. Citando un “rapporto rigido con la chitarra” in cui ha solo scarsi tempi per esprimersi adeguatamente (“Ho cinque minuti di tempo per fare qualcosa di significativo, e se non arriva entro cinque minuti, allora torna indietro nel tempo” caso”), Pedigo ha scritto ogni canzone separatamente, dall’inizio alla fine, una per una. Una volta scritte le canzoni di un album, ha intrapreso un intenso regime di prove, suonando e riascoltando The Happiest Times in loop, mettendo alla prova la sua abilità tecnica, cercando sempre iterazioni più strette, pure e concise.

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