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VERSAILLES - Vrslls

VERSAILLES - Vrslls Questo EP parte fortissimo come un pugno in pieno viso ed è, da subito, inarrestabile. La voce di Manu Magnini e le percussioni di Damiano Simoncini, dopo “1976-1991”, vanno a disciogliersi nel nero più nero del noise rock, della new-wave con picchi garage e post-punk, fino a sembrare a tratti grunge (“Find the enemy” o “Honey, we’re ready to funck!” in particolare suonano troppo sporche per essere accostate solamente al pathos post-punk). Loro lo definiscono “rock impressionistico alterato” e ascoltando “Vrslls” la definizione ci sta tutta. C’è chi li ha associati ai NIN, ai Sonic Youth o ai Dead Kennedys ed è chiaro che le loro radici traggono linfa da quelle sonorità ma, con “Vrslls”, le personalità del duo riescono a rielaborare tutto questo dark in un sette tracce che prima di tutto affascina e che poi diventa tumultuoso e rude. “Summer Pain” brano d’apertura dell’EP ti lancia direttamente in mezzo ad un terremoto: la batteria e il ritornello ossessivo-compulsivo conquistano subito e, come affermato dalla band, non resta che “godersela di brutto”. “(T)rap to E.Y.A.H” non ci delude, non rallenta il ritmo cattivo dell’EP e ci lascia danzare a ritmo inneggiando ad un qualche divinità primigenea. “Everybody talks for free” è un piccolo gioiello post-punk. Dopo la ritmica e compulsiva “blah blah blah” chiudono l’ep i quasi 5 minuti di “bring the noise” rumorosa, sonica, ipnoticamente wave. Ci si immerge in sonorità che non sono nè di questa epoca nè di questa terra, fatte di sangue che si spande in onde leggere e potenti insieme, di quelle che distruggono ponti a prescindere.
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