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Wintersleep

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Formatisi nel 2001 a Halifax, Nova Scotia, i Wintersleep hanno pubblicato pochi mesi fa il loro sesto LP, “The Great Detachment”, il loro primo per la prestigiosa Dine Alone Records. La band indie-rock canadese, che aveva ottenuto consensi in giro per il mondo con il suo terzo album, “Welcome To The Night Sky” (2007), arriverà nei prossimi giorni in Italia per una data per presentare la fatica più recente (sabato 8 ottobre allo Spazio 211 di Torino). Noi di Troublezine.it ne abbiamo approfittato per scambiare due chiacchiere con loro via e-mail e farci raccontare del nuovo album, ma anche delle loro esperienze in tour, delle loro influenze e della Dine Alone. Ecco cosa ci hanno detto:
Ciao, come state? Mi ricordo di aver parlato qualche anno fa con Paul (Murphy, voce, chitarra) dopo il vostro concerto a Bristol con gli Hold Steady e lui mi disse che suo fratello vive in Italia, ma non avete suonato molto spesso nel nostro paese. Tra pochi giorni sarete a Torino: siete contenti? Che cosa vi aspettate da questa data? E’ passato un po’ di tempo da quando abbiamo suonato in Italia l’ultima volta, quindi non saprei cosa aspettarmi da questo concerto. Bere buon vino prima del concerto è un dato di fatto. Abbiamo ascoltato molto Ennio Morricone di recente per entrare nel mood giusto.
Avete lavorato parecchie volte con lo storico produttore scozzese Tony Doogan (Belle & Sebastian, Mogwai, Teenage Fanclub): quando scegliete un produttore, lui è la vostra scelta più naturale? Cosa avete imparato da lui nel corso di questi anni? Lui è diventato un nostro buon amico a questo punto. E’ sempre stato un buon filtro e abbiamo fiducia nella sua opinione e nel suo giudizio. E’ sempre una buona cosa avere qualcuno che ti controlli, quando rimani bloccato.
La vostra band ha compiuto quindici anni: come vi sentite? Avete qualche aneddoto da raccontare su questi anni passati insieme nella band? Sì, è passato davvero parecchio tempo. Ci dà la possibilità di andare in posti belli come Torino, così ci fa sentire molto bene.
Avete firmato di recente un contratto con la prestigiosa indie-label canadese Dine Alone Records: come siete entrati in contatto con loro? Pensate che sia stata la scelta giusta per voi in quel momento? Loro erano fan della nostra band da prima ‘Welcome To The Night Sky’. Una volta che è finito il nostro contratto con la Labworks, che è stata comprata dalla EMY, che è stata comprata dalla Universal, ci è sembrata una scelta giusta firmare con un’ottima e laboriosa indie-label.
Recentemente vi siete separati dal vostro manager, con cui lavoravate dal 2005, e avete anche preso un anno di pausa: è stato un tentativo per cercare di cominciare di nuovo? Tra un disco e l’altro io e mia moglie abbiamo avuto un bambino. Mi sono preso del tempo libero per prepararmi (a questo evento) e ci siamo presi del tempo come band per poter scrivere molto… Una volta che abbiamo completato il disco, abbiamo avuto l’occasione per guardare tutto ciò che avevamo costruito e cosa dovevamo ancora aggiungere. Abbiamo un buon rapporto con il nostro vecchio management, ma abbiamo pensato che fosse buona cosa provare qualcosa di nuovo.
Che cosa ci potete dire riguardo al processo creativo nella vostra band? C’è una persona in particolare che scrive i testi o la musica? Le cosa sono cambiate durante questi anni? Musicalmente di solito qualcuno ha un riff o due o magari anche un’idea più completa, poi lo cerchiamo di raffinare come gruppo. Io scrivo la maggior parte dei testi, ma qua e là mi aiutano Tim, Loel, Tony, quando non sono sicuro della parola da scegliere. Detto ciò Loel ha scritto il testo di Freak Out e io e lui abbiamo scritto insieme Santa Fe nell’ultimo disco. Non c’è una regola fissa.
Che cosa ci potete dire di “The Great Detachment”? Che significato ha il titolo? Di che cosa parlano i testi? Mentre stavamo cercando un titolo è uscita la linea di Spirit “the great detachment in your eyes” e, pensandoci su un po’ di più, il distacco sembrava essere un filo conduttore per tutto l’album. Il distacco che arriva quando invecchi, sei umano… le cose che davi per scontate iniziano a essere strane. Credo che allo stesso tempo tratti molto anche dei personaggi delle canzoni, che cercano di tenere i piedi ben per terra.
Quali sono state le maggiori influenze, musicali e non musicali, per il nuovo disco? Come definireste il vostro sound in questo momento? Non saprei. Ho ascoltato moltissimo Nina Simone. Ci sono molti scrittori che sono influenze continue… Poi quella canzone di Angel Olsen, Unfuck The World, mi piaceva tantissimo in quel periodo. Mentre scriviamo di solito ascoltiamo demo di promemoria vocali e le nostre canzoni.
Ho letto che lo avete registrato dal vivo su nastro: come è funzionato questo processo? E’ stato divertente. Ha limitato il numero di tentativi che potevamo fare, visto che potevi provare la canzone solo tre volte, prima che il nastro iniziasse a registrare. Credo che gli abbia dato un po’ di immediatezza.
Avete condiviso il palco con tantissime grandi band e ottimi musicisti durante la vostra carriera, quali Broken Social Scene, Frightened Rabbit, Pearl Jam, Paul McCartney, The Hold Steady, solo per citarne alcune: che cosa avete imparato da loro? I Frightened Rabbit sono stati un gruppo con cui andare in tour che sa ispirare molto. Mi sono innamorato di tantissime canzoni del loro catalogo, durante quel tour. Anche i Maccabees erano una band che sa ispirare. Entrambi i gruppi hanno grandi canzoni e grandi dinamiche.
Quali sono i vostri piani alla fine del tour europeo? Porterete in tour “The Great Detachment” ancora a lungo o state già scrivendo nuove canzoni? A novembre saremo in tour in Canada a supporto di “The Great Detachment”.
Avete qualche nuova interessante band canadese da suggerire ai nostri lettori? Holy Fuck, Suuns, Dilly Dally, Fake Palms.

www.wintersleep.com

Wintersleep è presentato in Italia da DNA CONCERTI

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