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Baroness

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“I’ve done it
I’m drifting into a world
of limitless dimensions”
A quattro anni dal precedente Yellow & Green il gruppo sludge/heavy metal statunitense ritorna con un album coraggioso e sincero rinnovando totalmente il suo stile. Purple è un disco ricchissimo di nuove idee, meno grezzo e decisamente più melodico con componenti crossover molto più marcate.

La produzione affidata all’esperto Dave Fridmann risulta più raffinata, basti pensare alle differenza di generi musicali con cui si è applicato e le autorevoli collaborazioni che il suo studio può vantare: The Cribs, The Flaming Lips, Jane’s Addiction, Tame Impala solo per citarne alcune.

Una trasformazione tuttavia non ragionata ma al contrario autentica, figlia di un difficile percorso umano iniziato col grave incidente stradale subito dalla band durante il tour europeo del 2012. In seguito a questo tragico evento il batterista Allen Blickle e il bassista Matt Maggioni hanno lasciato la band a causa delle difficili condizioni di salute mentre il cantante/chitarrista John Baizley fu costretto ad una lunga e faticosa riabilitazione. C’è molto di questo dolore in Purple, una mutazione interiore prima ancora che nella musica, dove l’attaccamento alla vita e l’impegno artistico trovano una rinnovata energia anche con la nuova line-up formatosi con l’ingresso del batterista Sebastian Thomson e del bassista/tastierista Nick Jost. E’ proprio da quest’ultimo (e dal lavoro sapiente di Fridmann) che probabilmente hanno origine le novità più fresche nel sound dei Baroness, con una presenza più evidente delle tastiere ma soprattutto con una combinazione straordinaria di Rock melodico e Metal tecnico su cui si innestano dei riff killer.

Baroness - image from yourbaroness.com / official instagram (c)
Baroness – image from yourbaroness.com / official instagram (c)
L’intro di Morningstar anticipa brevemente i synth della successiva Shock Me, Baizley è in gran forma e canta come mai prima d’ora, una maturazione espressiva notevole. In Shock Me, secondo singolo dell’album, si presentano brevi atmosfere psichedeliche  presenti soprattutto nelle tastiere, lasciano il posto a una potente scrittura per la parte ritmica, dal bridge in poi si evolve nuovamente in una forma piena, potentissima, fino all’elegante assolo di Peter Adams.

In Try to Disappear siamo proiettati in tonalità leggermente più cupe, l’intro vocale rimanda allo stile di Dave Gahan mentre nel testo si parla ancora della perdita e del distacco, una caduta folle verso l’oscurità ma sempre senza alcun accenno di tristezza. E’ evidente come le esperienze personali abbiano segnato il songwriting di questo album. Kerosene è un pezzo interessantissimo, un’intro maideniana lascia il passo a ritmi punkeggianti mentre le chitarre scivolano accennando dinamiche riconducibili al tradizionale Fretwork. La strumentale Fugue dirada l’ambiente, una decompressione ideale e puntuale che prosegue rarefatta introducendo il prossimo brano.

Baroness - image from yourbaroness.com / official instagram (c)
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Chlorine & Wine è il primo singolo estratto da Purple, una ballata elegante e coinvolgente dove si possono apprezzare tutte le soluzioni melodiche della rinata band. Un’inno alla gioia e alla vita, una cavalcata corale che esplode nel grido collettivo: “Please don’t lay me down/ Under the rocks where I found/ My place in the ground/ A home for the fathers and sons.”

The Iron Bell è un brano irresistibilmente pop, nonostante la dura corazza e le distorsioni estreme è impossibile non battere il tempo e vien voglia di cantarla a squarciagola. Desperation Burns è un classico alla maniera dei primi Baroness, i fans di vecchia data sono accontentati. If I Had a Wake Up (Would You Stop the Rain) sottolinea ancora una volta la vena creativa del collettivo e di Adams in particolare, bellisima l’orchestrazione e il mixaggio di tutti gli elementi mentre la breve outro Crossroads Of Infinity affidata ad un robotico vocoder i Baroness ci congedano con un omerico

Baroness è presentato in Italia da BARLEY ARTS

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